Percorrere le strade del quotidiano induce i più sensibili viaggiatori a soffermarsi sull’origine e sul destino della città.
Muoversi lungo una strada come l’Asse Mediano, importante infrastruttura che collega Napoli al suo hinterland settentrionale, fa riflettere sulla città che lentamente perde i suoi confini per diventare periferia assopita. La sopraelevata attraversa una zona che un tempo era destinata alla coltivazione, ma negli anni ’80 il sogno di un’area metropolitana industrializzata e ricca ha determinato nuove logiche, facendo nascere un luogo che ha acquisito nel tempo una vita propria, una sua autonomia. Questa occasione infatti, come molte altre occasioni italiane, a causa dell’assenza di un piano e dell’assenza dei fondi necessari, si è tramutata in una utopia. L’opportunità di diventare una megalopoli si è mutata nella rassegnazione di un territorio che ha perso i suoi capisaldi. Un territorio disgregato in cui è impossibile “stare” ma lo si può vivere solo in transito.
Il movimento diventa quindi il mezzo ed il fine di lettura di tutto ciò che c’è oltre la città, di una post metropoli. Il paesaggio ininterrotto che fluisce accentua la sensazione di estraneazione ma allo stesso tempo induce l’occhio ad osservare gli elementi protagonisti dell’intorno: ciminiere, centri commerciali, insegne pubblicitarie ed autostradali, case nuove, case vecchie. L’insieme di oggetti che compaiono, si sovrappongono e scompaiono, cadenzano l’incessante movimento del viaggiatore che giorno dopo giorno è in grado di redigere una mappatura dell’organizzazione urbana solo lasciandosi trasportare da questa lingua di asfalto.