VIII CONGRESSO AISU – Napoli, settembre 2017
Centro Interdipartimentale di Ricerca sull’Iconografia della Città Europea
ABSTRACT
I viaggi e a volte i lunghi anni di residenza nei paesi mediterranei hanno fornito a Bernard Rudofsky il materiale per la sua ricerca sulle costruzioni spontanee sino a condurlo alla “mediterraneità”come incarnazione di un sentimento nostalgico verso l’architettura vernacolare e la sua evoluzione impercettibile nel tempo. L’oggetto del suo studio è dunque l’architettura non nella sua classica definizione di “arte del costruire” ma come espressione tangibile di un modo di vivere, concentrandosi sulle specie che vengono tradizionalmente neglette o del tutto ignorate, certamente non-blasonate.
“L’architettura senza architetti […] è la testimonianza silenziosa di modi di vivere che hanno gran peso per chi li intenda a fondo, e ben poco invece per il progresso. Essa attinge le radici dell’esperienza umana e riveste perciò un interesse che va oltre quello tecnico ed estetico. Per giunta, si tratta di un’architettura senza dogmi.”
Il bianco immacolato delle case di Santorini in perenne contrasto con il mare color vino e la roccia vulcanica, la loro immagine di perfezione, trasmettono allo straniero una percezione di fuori dal tempo. Sensazione perfettamente ipostatizzata in Villa Oro (Napoli 1934 – 1937), incastonata nella parete tufacea della collina di Posillipo come una scultura senza fine, geometricamente pura nelle sue forme e nei suoi aggetti.
Tra le caratteristiche della casa all’italiana, il “conforto”, che da sempre affascina l’architetto, viene interpretato soprattutto nella Casa per Procida (progettata nel 1935 e mai realizzata). “La casa è un unico ambiente, come un cubo di spazio abitabile intorno al centro di gravitazione formato dal cortile scoperto [..]che deriva dalla casa pompeiana, o forse ispirata dalle case dell’arcipelago greco, che trasformarono la corte con la sala comune, occupante la più grande parte della superficie costruita […] la casa non chiude fuori la natura, non subisce il paesaggio ma essa stessa lo crea”.
La riflessione architettonica di Rudofsky, attraverso gli elementi, le forme ed i materiali da cui traspaiono i gesti conseguenti che si vorrebbero generare, propone un nuovo modo di abitare che non corrisponde ad un nuovo modo di costruire, bensì ad un ritorno alle origini.
Note
1 Rudofsky,B., Le meraviglie dell’architettura spontanea, Bari, Laterza, 1979
2 Podestà A., Una casa a Procida dell’architetto Bernard Rudofsky,in Casabella n. 117 settembre 1937
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